Vitamina D e fertilità: un legame importante
La vitamina D è fondamentale per il nostro organismo: circa il 90% viene sintetizzato attraverso l'esposizione solare, mentre solo il 10% proviene dall’alimentazione, soprattutto da pesce grasso, tuorli d'uovo e funghi. Tuttavia, l'assunzione alimentare da sola raramente basta a mantenere livelli ottimali.
Negli ultimi anni la vitamina D ha assunto un ruolo centrale anche in ambito riproduttivo. Diversi studi hanno dimostrato che valori adeguati di vitamina D possono:
Migliorare la qualità ovocitaria;
Favorire una migliore risposta ovarica nei cicli di fecondazione assistita;
Aumentare la ricettività dell’endometrio, migliorando le probabilità di impianto dell’embrione;
Contribuire a regolare il sistema immunitario, elemento chiave soprattutto nei casi di infertilità idiopatica o fallimenti di impianto ripetuti;
Un livello insufficiente di vitamina D è stato associato a tassi di successo più bassi nei trattamenti di PMA, sia in protocolli di Fecondazione in Vitro (FIVET e ICSI) che in Ovodonazione.
Per questo motivo, in molte cliniche di fertilità si raccomanda di misurare la vitamina D nel sangue (25(OH)D) prima di iniziare un trattamento: un valore ottimale (>30 ng/mL) potrebbe favorire un migliore esito.
Se i livelli risultano bassi, il medico può suggerire un’integrazione personalizzata, oltre a favorire una corretta esposizione solare.
Conoscere e correggere eventuali carenze di vitamina D rappresenta oggi un piccolo gesto che può avere un impatto molto importante sulla fertilità e sulla salute della futura gravidanza.